Beatrice Bertuccioli/La Nazione

Hanno «debuttato» lo stesso giorno. Sono i primi due film italiani che affrontano la vetrina veneziana, dei quindici selezionati: «La valle di Pietra» di Maurizio Zaccaro e «Manila Paloma Bianca» di Daniele Segre. Pacato e commovente il primo, infuriato e duro il secondo, hanno in comune i temi della solitudine, della diversità, dell'eroismo dell'anima. Il film di Zaccaro è ambientato nella Boemia del '600 (ma è stato girato sulle falde del Fumaiolo) e racconta delicatamente la storia di un agrimensore che stringe amicizia con un appartato e anziano prete, il quale gli svelerà il dolce segreto del suo cuore.
«Manila Paloma Blanca» si svolge invece a Torino, e ha per protagonista un attore ritiratosi fra attese e angosce da dieci anni, ora in cerca di aiuti finanziari per un suo spettacolo (da cui il titolo del film), e in cerca di solidarietà, nonostante la propria patologica fragilità e le egoistiche violenze altrui.
Film di intensa e raffinata costruzione letteraria, quello di Zaccaro (tratto da un racconto di Stifter), e invece scomodo e duro quello di Segre. In entrambi svettano i protagonisti: Alexander Bardini (il parroco, che cesella ogni respiro e silenzio), e Carlo Colnaghi (l'ex attore, che scava con voce brutalizzata nei meandri del tormento: la storia del personaggio si basa in parte sulla sua stessa esperienza).